E’ proprio vero che – come dice J. P. Sartre – “L’Altro è l’inferno”?
E noi quale inferno vediamo? Il nostro o quello dell’Altro?
Nell’antica Grecia esistono parecchie versioni del Mito di Narciso, la cui lettura può essere interessante per la tematica dell’Io che si riconosce attraverso lo sguardo dell’Altro e nel simbolismo dello ‘specchio’.
In entrambi i miti comunque Narciso purtroppo annega… è incastrato nel riflesso dell’Altro: invece di cogliere se stesso cerca di afferrare nell’acqua un’illusione che alla fine lo distrugge.
Attraverso lo specchio, l’Altro è solo un riflesso di noi.
Nella visione classica del mito che noi tutti conosciamo, Narciso respinge l’amore della ninfa Eco, nel pensiero comune questo passaggio è stato spesso interpretato con l’immagine di un uomo che non vuole una compagna che lo possa completare, non vuole crescere e non si mette in discussione sui propri limiti e così muore costretto a raggiungere la propria immagine rispecchiata nell’acqua.
Nella seconda versione che Ovidio dà del mito, riportata dallo psicoanalista Mauro Fornaro nel Soggetto Mancato (ed. Studium, 2000, Roma), “Narciso muore non perché innamorato della sua immagine ma quando si avvede che il suo alter ego è solo un illusione. infatti fino ad ora aveva creduto che quanto vedeva nell riflesso non fosse la sua immagine bensi un’altra persona reale. Allora Narciso piu che un narcisista sarebbe in realtà un depresso, che ha perduto l’oggetto d’amore creduto reale. Non è secondario che anneghi nella fonte di cuila madre Liriope è la ninfa”
Il mito antico in entrambe le accezioni conferisce al riflesso della propria immagine la qualità di momento in cui è possibile attuare, un processo di esplorazione del proprio sè, il cui esito se non adeguatamente affrontato e mediato dall’Altro può dare conseguenze drammatiche.
Nei momenti successivi alla nascita, la vulnerabilità dell’organismo e la dipendenza dall’ambiente materno sono totali. Ester Bick, essendo profondamente consapevole dell’esperienza della corporeità e del ruolo dell’accudimento, descrive la funzione esercitata dal contatto fisico e dalla pelle, un fattore determinante che aiuta a stabilire nel bimbo un confine tra mondo interno ed esterno e come questo contatto con l’Altro garantisce il passaggio dal vissuto fisiologico di non-integrazione ad un vissuto di autocontenimento corporeo permettendo la formazione del mondo psichico del bambino.
E’ la madre, cioè l’Altro, che pone le basi per la salute mentale dell’individuo. Secondo l’Infant Research, madre e bambino possiedono pre-requisti di carattere innato che attivano in entrambi, i medesimi stati emotivi; essi emergono con tutta la loro forza emotiva dalla qualità della interazioni tra i due e dalle diverse sfumature empatiche visive ed espressive.
Se la relazione tra essi non segue una specifica sintonia emotiva e lo sguardo e l’espressivita della madre sono evitante, oppure espressività fissa e amimica, le conseguenze sono disastrose: le medesime descritte nel mito antico: comportamenti di evitamento, ricerca ansiosa, disintegrazione della personalità; tutto quello che accade a Narciso sulle sponde delle stagno.
Quello che l’essere umano percepisce nei primi anni vita diventa un modello strutturato sulle prime esperienze relazionali pregresse che inciderà positivamente o negativamente nelle successive relazioni affettive dell’individuo. Ecco perchè molte relazioni naufragano, ripetendo sempre i medesimi copioni Molto spesso coloro che ci sono davanti, sono proprio il riflesso ‘giusto’, ma lo specchio è uno ‘specchio scomodo’: non riflette per niente ciò che noi vorremmo vedere.
Allora la colpa è dell’ ‘Altro’…
Puntiamo il dito contro di lui mentre in realtà dovremmo solo avere il coraggio di guardare noi stessi.
Allora come dice J.P. Sartre “l’Altro è l’inferno” perché ci mostra quella parte di noi stessi che non vogliamo vedere a causa dei nostri vissuti irrisolti e delle nostra paure.
E’ proprio vero che non possiamo cambiare l’Altro: questo è una vera illusione, ma possiamo per prima cosa, cercare di cambiare noi stessi
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