Nel 1612, a Roma scoppia uno scandalo nel mondo degli artisti, Orazio Gentileschi, allievo di Caravaggio e padre di Artemisia, denuncia un suo collega Agostino Tassi per aver abusato della propria figlia e di avergli rubato un quadro.
Ai tempi della violenza, Artemisia ha appena 17 anni anche lei è un abile pittrice, allieva stessa dei due pittori infatti amici e colleghi che di frequente lavoravano assieme e per queste ragioni Orazio chiede ad Agostino di insegnare le regole della prospettiva alla figlia. L’anno seguente con grande clamore, Orazio Gentileschi, denuncia, con una supplica papale, l’amico Tassi di aver violato la figlia ma possibile che veramente non sapesse nulla dell’intrigo amoroso tra i due amanti? E dell’inganno piu volte menzionato da Artemisia nel processo che Agostino le aveva promesso di sposarla (peraltro già sposato).
Dagli atti del processo che coinvolge molti altri personaggi emerge un padre Orazio che piu che padre, assomiglia più ad un padrone: egli non esita a esporre l’intimità della figlia ai giudici, sottoposta a pubblici controlli ginecologici e alla tortura della sibille, uno strumento in cui le le dita del condannato era stritolate con da funicelle, rischiando così di rovinare per sempre oltre che la virtù della propria figlia anche l’abilità nella pittura.
Il processo si conclude con la completa rovina di Agostino Tassi ma determina la completa ascesa pittorica di Artemisia che trae dalla vicenda una spinta creativa completamente nuova attingendo dalla propria forza interiore e dalla propria arte una completa emancipazione dal padre ed un suo personale stile pittorico ormai indipendente.
La pittrice reagisce ai traumi degli abusi perpetrati con l’unica arma a cui ha disposizione la tela, l’intelligenza e la propria abilità in pittura Artemisia diventa una donna completamente libera, socialmente ed economicamente, riceve numerose committenze comincia a dipingere temi che narrano storie di donne spesso violate e vendicative che crudelmente uccidono.
Due opere sono gli emblemi della vicenda del processo: Susanna e i vecchioni, in cui una giovane viene molestata da due uomini datato 1610 e Giuditta che decapita Oloferne in cui la protagonista è la stessa pittrice, opera immediatamente dipinta negli anni che seguono il processo.
Nelle opere la pittrice manifesta tutto il suo disgusto con cui cerca di guarire la propria ferita di umiliazione attraverso la sublimazione pulsioni sia erotiche che aggressive. Due pulsioni che in equa miscela si dosano nei dipinti e che ne caratterizzano l’intensa forza espressiva.
Nella storia di questa pittrice non si puo solo parlare di resilenza e di forza dei propri meccanismi difensivi che le permettono di superare il dolore ma di vero e proprio riscatto emotivo e morale che anche oggi a molte donne è negato ma che la pittrice se lo prende con tutte le sue capacità intellettuali ed artistiche perchè capisce che può attingerlo solo in se stessa ed esso non può provenire nè dalla giustizia nè dalla sua famiglia.
Tuttavia Artemisia sa che la vendetta non è una forma di riscatto ma solo un modo aggressivo di reagire alle violenze e molti anni più tardi, dopo decenni di silenzio tra padre e figlia; la pittrice viene chiamata a Londra da Carlo primo d’Inghilterra, nel 1638, per dipingere con il padre Orazio, un’opera che segna il suo perdono, la loro nuova collaborazione non piu come aiutante del padre ma come professionista a pieno diritto, dà origine ad una magnifica opera “Il trionfo della pace e delle arti”, un anno dopo il padre ormai anziano muore e Artemisia ritorna a Napoli come pittrice di fama internazionale.
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